Ogni giorno un avogaro qualunque si alza e sa che dovrà scansare una notizia insignificante e districarsi tra almeno 3 notizie verosimili. Dovrà quindi ancorarsi a qualcosa di solido, tipo uno scrittore che si occupi dello scorrere del tempo, un giornalista che non si occupi di castelli di rabbia.
Ma non si perde d’animo il povero avogaro. Ogni giorno lotta per non vedere quello che non serve.
Il povero avogaro a volte si scoraggia, per carità, ma sa che il suo essere uomo implica guardare a tutto quello che rende la sua specie meravigliosa.
Per questo motivo il povero avogaro scansa tendenzialmente tutto quello che rende la sua specie minuscola (addirittura ignobile oserebbe dire qualcuno).
Per farlo, a volte, il povero avogaro tace (o sta fermo), sapendo con ciò di dare forma non solo un impulso all’ascesi ma anche col fare di chi, tacendo, comunica. A volte, invece, si perde brutalmente nel vortice dei suoi pensieri.
Il povero avogaro sa che non deve temere la tristezza, più di tutto è terrorizzato dalla superficialità. La leggerezza, quella no, quella è ingrediente prezioso a chi, come il nostro, vuole scrollarsi di dosso l’idea che tutto è importante.
Poche cose sono importanti.