Meno libri sulla scuola, più libri sulla vita

Blog per i miei studenti di tedesco
Meno libri sulla scuola, più libri sulla vita
Io, con te, ho scoperto la lentezza e la stabilità delle parole. Si potrebbe anche dire che io, con te, ho capito cosa è essenziale.
A dir la verità anche io se taccio, lo faccio in italiano.
Sogno in tedesco a volte e a furia di guardare serie tv in inglese mi viene quella lingua lì.
Due cose però le so. Una è che, come dice Brodskij, se mi sconfiggono tendo a non dare la colpa a nessuno.
La seconda è che quello che ami (e anche quello che leggi) salta fuori dappertutto.
A essere onesti bisognerebbe affidarsi a una particolare idea di vita.
Sarebbe l’avere cura di fermare l’inconsapevolezza e far diventare ogni giorno una meraviglia (e con meraviglia non intendo mica per forza girare il mondo in moto [magari], intendo anche sedersi vicino al lettino di tuo figlio e aspettare che si svegli).
Qualcuno la chiama arte.
Ultima cosa. Sopra tutto non c’è l’amore, c’è la compassione.
Nessuna accezione spregiativa dovrebbe contraddistinguere la parola “farsa”. Sarebbe più onesto ammettere a noi stessi, prima di tutto, che una commedia o l’assurdo è una quotidianità consolidata ma non perciò priva di fascino. Il mondo è triste e bello. Si ride per carità, ma mentre si ride ci si guarda. Si continua a sorridere, mentre una lacrima scende e il mondo va avanti da millenni.
L’uomo è abituato a vivere in ogni condizione possibile. Eppure vivere è difficile, soprattutto in alcuni momenti. Io e il mio cervello crediamo di vivere bene in quarantena. Il mio cuore invece, lui no. Lui brucia. Mein Herz brennt.
Ho un sacco di paure, per esempio
La poesia spinge via questi muri e i social media mi allontanano da me stesso.
Mi sento così, tra distanze e intimità
Grazie a lui
Sto bene a casa con Lucio. E’ complicato e splendido. Scontato, si dirà. Io non sono iperbolico. Sono un semplice insegnante che ama il silenzio, la cultura, le relazioni e la propria famiglia.
In questo momento mi mancano le relazioni, i miei studenti, che sono il vero motivo per cui mi alzo alla mattina. Sono un pigrone io e pure un indolente.
Sono un mascalzone, che sbarca il lunario con le parole.
Mi manca il mio pubblico che è anche la mia seconda famiglia.
Viva Ennio Flaiano, il mio satiro preferito
“Effettivamente, se si ripensa agli anni della Dolce Vita o di Via Veneto, sembra davvero un’epoca remota, anche da spiegare alle generazioni più giovani. Come, per esempio, l’idea di serate molto piacevoli da un punto di vista intellettuale, culturale e anche proprio di divertimento, passate chiacchierando, cioè facendo una conversazione colta, brillante, leggera ma che toccava tutti i temi dell’attualità culturale (letteraria, politica, ideologica, di spettacolo, di informazioni sulle letterature straniere, sui classici magari minori), invece che stare muti davanti alla televisione e, fra un programma e l’altro, fra uno zapping e l’altro, parlare di quello che si è appena visto o tutt’al più di soldi, della salute, delle vacanze, dei bambini. O il balzano (allora) proposito di trascorrere le serate non uscendo, non andando alla redazione del Mondo, poi a un aperitivo in casa di qualcuno, al cinema o a teatro, quindi a cena in ristoranti che stavano aperti a Roma normalmente come in Spagna, fino alle due o alle tre, e poi ancora in via Veneto…
[…] I caratteri di Flaiano uomo e di Flaiano scrittore erano l’ironia e la malinconia, la disillusione e il disincanto e una delicatezza d’animo ferita, profonda e un po’ lontana in un’epoca che, in una delle ultime interviste, egli definiva “sciattona e sgangherata”.
Lui, qui, ha scritto cose meravigliose:
“Chi vive nel nostro tempo è vittima di nevrosi. Per vivere bene non bisogna essere contemporanei”
E la mia preferita ” A forza di scavare uno la merda la trova.”