Ho deciso che dovevo studiare Benedetto Croce perché è Benedetto Croce. Perché io sono un nano e lui è un gigante. In qualche modo fidandomi della Storia, dei miei professori e dei libri che ho studiato.
E lui, Benedetto, non solo mi ha portato a spasso nel Seicento ma mi ha spiegato che quello che conta è il “sentimento”. Niente di romantico per carità o sdolcinatezze. Il sentimento, lui, sta alla base di ogni arte, il desiderio di comunicare qualcosa di potente e viscerale e di farlo in una maniera altrettanto imponente, “Fantasia che parla alle fantasie” (p.304).
Succede che allora mi sento meno perso, grazie Benedetto, perché, forse non lo sai ma ai nostri giorni pare di essere dentro una lavatrice di parole e i porti sicuri sono pochi. E io, Benedetto, mi perdo.
Pertanto grazie