Inaccessibilità

Mi rendo perfettamente conto di essere a tratti passatista. Non perché adori il passato in sè ma perchè dubito fortemente di tutto quello che è nuovo. Sono lento e mi devo fermare per capire. Aallora succede che guardando indietro si scopre la forza e la bellezza di vecchie parole che sono ferme nel tempo e sempre buone. In questo caso qualcuno aveve capito tutto dell’impotenza delle informazioni:

“ondatata quotidiana di parole, di luoghi comuni, di propositi eccessivi, di concetti volgarizzati, di parziali, tendenziose verità e di parziali tendenziose menzogne, che, prese insieme e confrontati, parevano chiudere i fatti un una rete variopinta, sottile, ma sufficiente a renderli inaccessibili”

La macchina dello stupore di un uomo superfluo

A dir la verità anche io se taccio, lo faccio in italiano.

Sogno in tedesco a volte e a furia di guardare serie tv in inglese mi viene quella lingua lì.

Due cose però le so. Una è che, come dice Brodskij, se mi sconfiggono tendo a non dare la colpa a nessuno.

La seconda è che quello che ami (e anche quello che leggi) salta fuori dappertutto.

A essere onesti bisognerebbe affidarsi a una particolare idea di vita.
Sarebbe l’avere cura di fermare l’inconsapevolezza e far diventare ogni giorno una meraviglia (e con meraviglia non intendo mica per forza girare il mondo in moto [magari], intendo anche sedersi vicino al lettino di tuo figlio e aspettare che si svegli).

Qualcuno la chiama arte.

Ultima cosa. Sopra tutto non c’è l’amore, c’è la compassione.

I sotterranei del Vaticano – André Gide

Nessuna accezione spregiativa dovrebbe contraddistinguere la parola “farsa”. Sarebbe più onesto ammettere a noi stessi, prima di tutto, che una commedia o l’assurdo è una quotidianità consolidata ma non perciò priva di fascino. Il mondo è triste e bello. Si ride per carità, ma mentre si ride ci si guarda. Si continua a sorridere, mentre una lacrima scende e il mondo va avanti da millenni.

Lord Chesterfield – Lettere al figlio

Lettera CXCII, Londra, 8 maggio, V.S., 1750

“Spero soltanto che non soltanto tu conservi, ma che migliori il tuo tedesco: ti tornerà utilissimo quando entrerai in affari, tanto più che sarai forse il solo inglese in grado di parlarlo e capirlo. Ti prego sempre di far sempre conversazione con i tedeschi, ovunque ti capiti di incontrarne: e a Parigi dovresti trovarne moltissimi. E l’italiano, ti è diventato agevole e familiare? Lo parli in modo fluente come il tedesco? Non puoi immaginare quale vantaggio ti procurerà, ne condurre trattative, l’essere perfettamente padrone dell’italiano, del tedesco e del francese, e il saperne cogliere appieno i significati e la finessse. In un negoziato fra due uomini di pari talento, quello che capisce meglio la lingua in cui esso si svolge finirà sempre per prevalere sull’altro. Il senso e il valore di una singola parola rivestono spesso importanza capitale in un accordo, e anche in una lettera.”

Rüdiger Safranski – Goethe

Sono mesi che ascolto la vita di Goethe raccontata da Rüdiger Safranski. Precisamente da aprile.

Confesso di non condividere il suo costante rifiuto di partecipare ai funerali.  Per me è confortante stare vicino alla morte. La sua vita è grandiosa e il suo pensiero è uno schiaffo a tutti quelli che non sono in grado di innamorarsi e con amore intendo Eros.

Ammetto anche di essermi emozionato quando ho scoperto di condividere con lui l’idea dell’assenza dell’inferno e quindi sulla inconsistenza del diavolo.

Esiste qualcuno che, subdolamente, trama contro di noi. Il mio sabotatore si chiama Andrea Avogaro.

La realtà e la morte esistono. Ma esistiamo anche noi nel mondo e noi  siamo degli esseri dotati di volontà smemorata, nel senso che siamo in grado di dimenticarci ogni fallimento.

In verità tutto ciò, caro Johann Wolfgang, me l’avevi spiegato già a 22 anni. Il Faust (per essere precisi l’Urfaust, il Faust I e il Faust II) signori, è non solo uno dei motivi per cui si può essere fieri di essere uomini ma anche quel capolavoro che mi aveva aiutato a capire come nella vita ci fosse sempre bisogno di  rocambolate e studio. Assieme.

E io, da sempre, lì sto.

“In Goethes Weltschau war kein Platz fur eine selbständige Macht des
Bösen. Für Goethe gab es keinen Teufel. Bekanntlich muß man an den Teufel glauben wie an Gott. Und Goethe glaubte weder an einen überweltlichen Gott noch an den Teufel. Goethe war zeitlebens Spinozist. Für ihn galt:
Deus sive natura. Gott ist die Natur, in ihrem ganzen Reichtum und vor
allem in ihrer schöpferischen Kraft. Und der Mensch kann und soll diese
schöpferische Kraft, die auch in ihm lebt, entdecken, bewahren und betätigen. Tätigsein ist deshalb der wahre Gottesdienst an der Natur. Mit dem
Tätigsein und Streben hat es schlechterdings kein Ende. Das ist Goethes
Vision der Unsterblichkeit.”

Quelle: https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-476-02817-4_36

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