



Blog per i miei studenti di tedesco
Credit: Beatrice Rappo
Lettera CXCII, Londra, 8 maggio, V.S., 1750
“Spero soltanto che non soltanto tu conservi, ma che migliori il tuo tedesco: ti tornerà utilissimo quando entrerai in affari, tanto più che sarai forse il solo inglese in grado di parlarlo e capirlo. Ti prego sempre di far sempre conversazione con i tedeschi, ovunque ti capiti di incontrarne: e a Parigi dovresti trovarne moltissimi. E l’italiano, ti è diventato agevole e familiare? Lo parli in modo fluente come il tedesco? Non puoi immaginare quale vantaggio ti procurerà, ne condurre trattative, l’essere perfettamente padrone dell’italiano, del tedesco e del francese, e il saperne cogliere appieno i significati e la finessse. In un negoziato fra due uomini di pari talento, quello che capisce meglio la lingua in cui esso si svolge finirà sempre per prevalere sull’altro. Il senso e il valore di una singola parola rivestono spesso importanza capitale in un accordo, e anche in una lettera.”
In questi anni, facendo il mio lavoro, mi sono convinto che la Storia e le storie possano aiutare a guardare avanti. So che è una grande ovvietà. L’essenziale stava da un’altra parte, nel modo di raccontare. Faccio l’insegnante e questo significa che non sono niente (niente) senza i miei studenti. Sono loro che me l’hanno fatto capire, quando, qualche anno fa, hanno intervistato Venanzio Gibillini. In due ore, grazie alle loro domande, alla loro attenzione e alle loro lacrime, in quella stanza siamo tutti diventati uomini e donne più consapevoli, più tolleranti e più forti. Abbiamo messo in testa e nel cuore un pezzo di storia atroce, vera e importante. Tutto questo grazie a Venanzio. Lui è stato per due ore la nostra guida e ci ha restituito la sua vita e i suoi anni nei campi concentramento in modo delicato, potente, preciso e devastante. Quello che ci ha raccontato Venanzio rimbomba ogni giorno, grazie Venanzio. La Storia e tutti noi ha perso non solo un uomo meraviglioso ma un maestro vero.
Giano è il dio che guarda contemporaneamente al passato e al futuro. Me lo immagino là sul Gianicolo, con gli occhi talmente azzurri che a guardarlo da lontano, scompaiono. Qualche ruga per colpa di tutto quel lavoro a badare sempre a qualcosa mentre il presente corre. Mi dispiace che Giano cada nel tranello del manicheismo. Se devo scegliere sempre tra due opzioni io mi blocco e poi, mi perdo. Io mi impegno a stare qui, ora. Buon gennaio caro Giano.