La vita è un inferno e io non so chi sono, perché non trasgredisco, io. Ho forse la coscienza malvagia, io?
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La crisi è ciò che conta
Credit: Beatrice Rappo
Lord Chesterfield – Lettere al figlio
Lettera CXCII, Londra, 8 maggio, V.S., 1750
“Spero soltanto che non soltanto tu conservi, ma che migliori il tuo tedesco: ti tornerà utilissimo quando entrerai in affari, tanto più che sarai forse il solo inglese in grado di parlarlo e capirlo. Ti prego sempre di far sempre conversazione con i tedeschi, ovunque ti capiti di incontrarne: e a Parigi dovresti trovarne moltissimi. E l’italiano, ti è diventato agevole e familiare? Lo parli in modo fluente come il tedesco? Non puoi immaginare quale vantaggio ti procurerà, ne condurre trattative, l’essere perfettamente padrone dell’italiano, del tedesco e del francese, e il saperne cogliere appieno i significati e la finessse. In un negoziato fra due uomini di pari talento, quello che capisce meglio la lingua in cui esso si svolge finirà sempre per prevalere sull’altro. Il senso e il valore di una singola parola rivestono spesso importanza capitale in un accordo, e anche in una lettera.”

Storia della storiografia – Gian Paolo Romagnani
Infinite (non è vero) sono le rivoluzioni che l’uomo ha prodotto e tanto è di là da venire.
Infiniti (veri questa volta) gli sforzi per capire, le visioni da abbracciare e da allontanare, i metodi da vagliare, i dubbi da coltivare e soprattutto, i fatti da controllare.
Intoccabili le seguenti certezze:
– la voglia di imparare sarà sempre con me
– rivedere qualcosa significa farla rinascere (a patto che storicamente evitiamo una serie di mistificazioni, p. 382).
P.S. Consiglio per AA futuro: stare lontano da opinionisti, memorialisti e grandi nemici.
La cultura del Barocco – José Antonio Maravall
“Mai un altro periodo come il Barocco si mostrò più ossessionato dalla profondità e dall’immensità, dall’orrore e dalla sublimità del tempo.” (Panofsky).
Non saprei dire se il Barocco fosse moderno, contemporaneo, progressista o conservatore. Se scavo appena appena dentro di me mi sembra che tutto quello che leggo sul Barocco sia applicabile ai nostri giorni. C’è stata una addirittura bolla speculativa sui tulipani (studiare per credere). Gli abitanti di questa porzione di globo nel diciassettesimo secolo erano capaci di tutto, ma proprio tutto. Erano in grado di dire “viviamo in un mondo nel quale nulla di ciò che percepiamo somiglia a ciò che percepiamo”(p. 319), erano irresistibilmente conformisti, subordinati a un’ordine che odiavano e veneravano. Strombazzatori di libertà e creatori a tavolino di malinconie. Non temevano le apparenze i nostri predecessori, perché sapevano che erano portatrici di porzioni di conoscenze (“l’essere delle cose è la loro apparenza prima”).
Maledetti individualisti che eravate, a pensare di poter farvi una vita interiore mentre fuori la vita cannoneggiava.
Siamo tutti barocchi. Disertori barocchi.
Thomas Mann
Die Leiden des jungen Werters – J.W.Goethe
Canto d’amore – Liebes Lied
Canto d’amore
Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla oltre te, all’infinito?
Potessi nasconderla in un angolo
sperduto nelle tenebre;
un estraneo rifugio silenzioso
che non seguiti a vibrare
se vibra il tuo profondo.
Ma tutto quello che ci tocca, te
e me insieme
ci tende come un arco
che da due corde un suono solo rende
Su quale strumento siamo tesi,
e quale grande musicista ci tiene nella mano?
O dolce canto.
Liebes-lied
Wie soll ich meine Seele halten, daß
sie nicht an deine rührt? Wie soll ich sie
hinheben über dich zu andern Dingen?
Ach gerne möcht ich sie bei irgendwas
Verlorenem im Dunkel unterbringen
an einer fremden stillen Stelle, die
nicht weiterschwingt,wenn deineTiefen schwingen.
Doch alles, was uns anrührt, dich und mich,
nimmt uns zusammen wie ein Bogenstrich,
der aus zwei Saiten eine Stimme zieht.
Auf welches Instrument sind wir gespannt?
Und welcher Spieler hat uns in der Hand?
O süßes Lied.
Rainer Maria Rilke
(da Nuove poesie)
Stefan Zweig – Opportunismo
Mi si perdoni la lunga citazione e ci si fidi per favore dei tagli chirurgici ma è l’unico modo che ho per ricostruire fedelmente il pensiero di Stefan Zweig che ho trovato in questo libretto. Quando dico fedelmente, intendo anche dichiarare la mia totale fede in lui, perché le sue parole trapassano i tempi e non accetto contrari. Chi non fosse d’accordo con me è pregato di scomparire.
” L’opinione è massa, la convinzione è uomo. E la tragedia dell’epoca attuale, in una frase, è questa: le opinioni hanno trionfato sulle convinzioni. La chiacchiera sulla conoscenza. […] Ciò che vediamo è opportunismo. Un silenzioso strisciare dall’altra parte. Rifuggendo dalle proprie responsabilità […] E il nostro dovere sacro non sarà la creazione di un partito politico, ma quello di combattere tale opportunismo. […] Non c’è pensiero puro o nobile ideale che non si svilisca a nulla quando se ne impossessano gli opportunisti – i corsari dell’opinione. Ciò che nasce sempre per interesse e mai per necessità interiori, vissute, non potrà mai diventare davvero creativo. […] Il pericolo vero, il pericolo morale, sono i disertori, gli annacquatori di ogni idea, gli opportunisti del momento, i patrioti di ogni vantaggio, i parassiti del successo.”(Stefan Zweig, Opportunismo, il nemico universale, pubblicato in Das Forum, III, n. I, Berlino 1920)
Mi si dirà: “Moralista!”
E io rispondo: “Birra media, grazie!”
Die schlesischen Weber – H. Heine – traduz. Giosué Carducci
Im düstern Auge keine Träne Sie sitzen am Webstuhl und fletschen die Zähne: Deutschland, wir weben dein Leichentuch, Wir weben hinein den dreifachen Fluch – Wir weben, wir weben! |
Non han negli sbarrati occhi una lacrima, Ma digrignano i denti e a’ telai stanno. Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre, E tre maledizion l’ordito fanno – Tessiam, tessiam, tessiamo! |
Ein Fluch dem Gotte, zu dem wir gebeten In Winterskälte und Hungersnöten; Wir haben vergebens gehofft und geharrt, Er hat uns geäfft, gefoppt und genarrt – Wir weben, wir weben! |
Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo Ne le misere fami, a i freddi inverni: Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo: Egli, il buon Dio, ci saziò di scherni. Tessiam, tessiam, tessiamo! |
Ein Fluch dem König, dem König der Reichen, Den unser Elend nicht konnte erweichen Der den letzten Groschen von uns erpreßt Und uns wie Hunde erschiessen läßt – Wir weben, wir weben! |
E maledetto il re! de i gentiluomini, De i ricchi il re, che viscere non ha: Ei ci ha spremuto infin l’ultimo picciolo, Or come cani mitragliar ci fa. Tessiam, tessiam, tessiamo! |
Ein Fluch dem falschen Vaterlande, Wo nur gedeihen Schmach und Schande, Wo jede Blume früh geknickt, Wo Fäulnis und Moder den Wurm erquickt – Wir weben, wir weben! |
Maledetta la patria, ove alta solo Cresce l’infamia e l’abominazione! Ovo ogni gentil fiore è pesto al suolo, E i vermi ingrassa la corruzione. Tessiam, tessiam, tessiamo! |
Das Schiffchen fliegt, der Webstuhl kracht, Wir weben emsig Tag und Nacht – Altdeutschland, wir weben dein Leichentuch, Wir weben hinein den dreifachen Fluch, Wir weben, wir weben! |
Vola la spola ed il telaio scricchiola, Noi tessiamo affannosi e notte e dì: Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre Tuo, che di tre maledizion s’ordì. Tessiam, tessiam, tessiamo! |